Nei primi anni del XVI secolo, a dispetto di persecuzioni sporadiche sotto il regime militare di Hideyoshi, morto nel 1598, i cristiani in Giappone erano circa trecentomila. Tokugawa Ieyasu, uscito vincitore dai conflitti scoppiati dopo la morte di Hidcyoshi, all'inizio sembrò favorevole al cristianesimo, ma cambiò il suo atteggiamento verso il 1612, ordinando un'altra persecuzione dei cristiani. Pubblicò un editto con cui bandiva il cristianesimo nel 1603, e poi nel 1614 un decreto che espelleva tutti i missionari stranieri, con la minaccia di ardere vivo ogni giapponese che avesse avuto a che fare con loro.
Circa trentacinque missionari sfidarono l'editto e rimasero in quel paese, e diciotto di loro morirono in un martirio di massa nel 1617. Sebbene pochi giapponesi fossero sacerdoti ordinati, molti di loro erano catechisti, e subirono il martirio assieme ai missionari stranieri. Nel 1622, ventidue missionari e cattolici giapponesi furono arsi su un fuoco lento a Nagasaki il 10 settembre, mentre altri trenta giapponesi furono decapitati. Il 12 settembre i sei martiri commemorati in questa data furono condannati al rogo a smura, poche miglia a nord di Nagasaki, ed erano tutti conversi giapponesi: Mancio Shibata, Domenico Mogoshichi e quattro compagni, tutti compresi nei 205 martiri beatificati da papa Pio IX nel 1867.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Omura in Giappone, beati Apollinare Franco, del l’Ordine dei Frati Minori, Tommaso Zumárraga, dell’Ordine dei Predicatori, sacerdoti, e quattro compagni, martiri, che in odio alla fede cristiana furono gettati in carcere e poi messi al rogo.
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