San Fabio e compagni

San Fabio e compagni
autore: ambito romano anno: secolo XVIII titolo: San Fabio Martire luogo: Diocesi di Urbino
Nome: San Fabio e compagni
Titolo: Martiri in Sabina
Nascita: III secolo , Nicomedia
Morte: 305 circa, Cures Sabini
Ricorrenza: 11 maggio
Tipologia: Commemorazione


Le poche notizie sulla vita di san Fabio provengono dalla Passio Sancti Anthimi. San Fabio, era un discepolo di Sant'Antimo, il suo martirio è accomunato a quello dei suoi compagni: Massimo, Basso, Sisinnio, Dioclezio e Fiorenzo.

Alla fine del III secolo era proconsole dell'Asia Minore Faltonio Piniano, sposato con Anicia Lucina, imparentata con l'imperatore Gallieno. Consigliere di Piniano era un certo Cheremone terrore dei cristiani. Per le sue insinuazioni, il presbitero Antimo e i suoi discepoli furono gettati in carcere, ma Cheremone non poté godere a lungo della persecuzione in atto, perché un giorno attraversando sul cocchio proconsolare le vie di Nicomedia, cadde rovinosamente e morì. Ciò terrorizzò Piniano la sua angoscia gli provocò una grave malattia. Lucina la moglie, che già da tempo si sentiva attratta dalla nuova religione, pensò di consultare Antimo, lo fece liberare con i discepoli e condurre al palazzo consolare; qui gli promise la libertà se avesse guarito il marito Piniano. Antimo rispose che una sola cosa poteva guarirlo, che si fosse fatto cristiano. Piniano accettò e si dimostrò un catecumeno attento e sincero, cosicché Antimo riuscì ad ottenere da Dio la sua guarigione e successivamente lo battezzò con tutta la famiglia.

Verso il 303 Faltonio Piniano ritornò a Roma, richiamato dall'imperatore Diocleziano, ma prima di partire riuscì a convincere Antimo e i suoi discepoli a seguirlo nella capitale dell'impero; naturalmente il suo arrivo non passò inosservato e ben presto si diffuse la notizia che aveva condotto con sé dei cristiani. Per sottrarli alle possibili persecuzioni, Piniano decise di allontanarli da Roma, mandandoli in due vasti poderi di sua proprietà. Il diacono Sisinnio con Dioclezio e Fiorenzo, andarono ad Osimo, mentre Antimo, Massimo, Basso e Fabio furono inviati presso la città sabina di Curi.

I gruppi divisi continuarono la loro missione di evangelizzazione cosicché Antimo liberò dal demonio un sacerdote pagano; L'ossesso una volta guarito, per dimostrare la sua riconoscenza e la nuova fede che aveva abbracciato, atterrò l'idolo del dio Silvano, incendiando anche il bosco a lui sacro. I pagani furiosi denunciarono il grave oltraggio al proconsole Prisco, incolpando di ciò il prete Antimo, il quale fu arrestato con i discepoli.


Seguirono interrogatori, torture, prodigi, che in questa scheda omettiamo, rimandando alla scheda propria di S. Antimo prete. S. Antimo fu decapitato l'11 maggio 305 e sepolto nell'Oratorio di Curi in cui era solito pregare; la stessa sorte toccò al suo erede nello zelo apostolico Massimo, decapitato il 19-20 ottobre 305 e sepolto nel suo Oratorio al XXX miglio della Salaria; Basso che intratteneva i fedeli incoraggiandoli, fu arrestato e avendo rifiutato di sacrificare a Bacco e Cerere, fu massacrato dal popolo nel mercato di Forum Novum; invece Fabio fu consegnato al console che dopo averlo fatto torturare, lo condannò alla decapitazione lungo la stessa via Salaria.

Sisinnio, Dioclezio e Fiorenzo, sempre nel 305, non avendo voluto sacrificare agli dei, furono decapitati dal popolo. Infine Piniano e Lucina morirono naturalmente nella loro casa di Roma.

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