Santa Vinfreda

Santa Vinfreda
Nome: Santa Vinfreda
Titolo: Vergine e martire
Nascita: 600 circa, Hollywell, Wales
Morte: 660 circa, Caradog of Hawarden
Ricorrenza: 2 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Di tutti i santi del Galles, S. Wenefreda (Gwenfrewi) è ancora la più venerata al di fuori del proprio paese; tuttavia i primi riferimenti scritti alla sua vita e le tradizioni che la riguardano (una Vita latina dello pseudo-Elerio, la cosiddetta Vita Prima, anche se, di fatto, è la più tarda delle due, e una Vita di Roberto di Shrewsbury) risalgono a cinquecento anni dopo la sua morte. S. Wenefreda non compare nei calendari del Galles fino al xiv secolo, perciò significa che, sebbene sia eccessivo negarne l'esistenza, le informazioni a noi pervenute sono troppo tarde per stabilire qualsiasi dato certo su di lei; grazie alle due Vite menzionate, Alban Butler ci narra la sua leggenda come segue. Il padre di Wenefreda, Teuyth, era un coraggioso e ricco soldato di Tegeingl, nell'odierna Clwyd; sua madre era la sorella di S. Beuno (21 apri, che raggiunse e visse per un periodo vicino ai suoi parenti; quando Teuyth gli donò delle terre a Sychant, vi costruì una cappella.

Durante la sua permanenza, Wenefreda ascoltò con ardore i suoi insegnamenti su Dio; quando Caradoco, un giovane capitano di Hawarden s'innamorò di lei, rifiutò ripetutamente il corteggiamento, finché un giorno, adirato dal fatto di essere ripetutamente respinto, la inseguì fino alla cappella di Beuno e la decapitò.

Secondo Roberto di Shrewsbury, Caradoco fu immediatamente inghiottito dalla terra, mentre nel luogo dove era caduta la testa di Wenefreda nacque una sorgente in mezzo al muschio profumato in cui rotolavano ciottoli e pietre tinti di rosso.

Wenefreda fu risuscitata dalle preghiere di Beuno, che le ricollocò la testa recisa sul collo, che si rinsaldò immediatamente, lasciando solo una cicatrice. La decapitazione, in base alla quale è ricordata come martire, avvenne e fu commemorata il 22 giugno.

A questo punto le due biografie divergono. Secondo la Vita Prima, Wenefreda si recò a Roma, ritornando appena in tempo per partecipare a un sinodo sulla questione degli eremiti che si univano a formare i monasteri. La Vita Seconda narra invece che Beuno si recò a fondare una chiesa a Clynnog Faer, a sud di Caernarfon; successivamente, non si sa se dopo la partenza o la morte di Beuno, Wenefreda stessa abbandonò la casa ed entrò in un monastero a Gwytherin, dove esisteva anche un monastero per uomini, presieduto da un abate devoto chiamato Eterio.

Alla morte della badessa Tenoi, Elerio invitò Wenefreda a occuparne il posto, che accettò e mantenne fino alla morte, avvenuta quindici anni dopo la miracolosa resurrezione. Fu sepolta da Elerio e le reliquie furono custodite a Gwytherin fino al 1138, allorché furono trasportate con un fastoso cerimoniale nell'abbazia benedettina a Shrewsbury. Secondo alcuni studi effettuati nel xvill secolo, su calendari più importanti, si stabilì nel 1348 che la festività di S. Wenefreda fosse celebrata in tutto il distretto di Canterbury.

Gli eventi successivi in relazione al nome Wenefreda sono più facilmente documentabili rispetto a quelli della sua vita; il luogo dove nasce la sorgente miracolosa si chiama "santa sorgente" sia in inglese (Holywell) sia in gallese (Tre Ffynnon). Sia Roberto di Shrewsbury che lo pseudoElerio parlano di miracoli legati alle reliquie e alle cappelle dedicate alla santa, e Alban Butler descrive cinque guarigioni (di cui beneficiarono almeno due protestanti) avvenute a Holywell nel xvii secolo (scelte tra alcune dettagliate e documentate di Philip Metcalf, nella sua Vita di S. Wenefreda del 1712). Sembra che i pellegrini continuino a visitare la sorgente di S. Wenefreda e che i miracoli avvengano ininterrottamente da secoli, frequentemente menzionati in documenti pubblici e privati.

Enrico V, per esempio, vi si recò a ringraziare la santa per la vittoria d'Azincourt; nel 1629, quattordicimila persone circa, con centocinquanta sacerdoti, si radunarono qui per la sua festa, anche in periodo di persecuzione; e il dottor Johnson rammenta che il 3 agosto del 1774 assistette ad alcune abluzioni.

Persino in tempo di persecuzione, il culto non diminuì a Holywell, dove nacque un centro missionario gesuita. Gli edifici che lo racchiudono furono edificati dalla madre di Enrico VII, Lady Margaret Beaufort, e dai membri della nobiltà locale.

Nel 1991, fu scoperta a Gwytherin una sezione triangolare di un reliquario di quercia, con le reliquie della santa, risalente probabilmente all'vni o TX secolo, e una pietra, menzionata nel 1729 nel rapporto di un diacono di campagna come lapide di S. Wenefreda, si trova oggi nella chiesa che sorge in quel luogo. Anche a Shrewsbury esistono statue di S. Wenefreda e di S. Beuno, sul pulpito del refettorio dell'abbazia. Gerard Manley Hopkins iniziò nel 1879 a scrivere i versi di una tragedia in suo onore di cui però restano solo frammenti.

La festa di S. Wenefreda è osservata nelle diocesi di Menevia e Shrewsbury, dove compare come martire-vergine in Inghilterra (sic); nel Martirologio Romano è tra i pochi santi a ricevere questo onore, oltre a Asaph (11 mag.), Sansone (28 lug.) e Maglorio (Maclor, 24 ott.), mentre ciò non accade a Davide (Dewi Sant), il santo patrono del Galles (1 mar.).

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso la fonte in località Holywell in Galles, santa Vinfreda, vergine, venerata come illustre monaca.

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