Santi Filea e Filoromo

Santi Filea e Filoromo
Nome: Santi Filea e Filoromo
Titolo: Martiri
Ricorrenza: 4 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Convertitosi al cristianesimo da adulto, Filea fu scelto come vescovo di Thmuis, nella Tebaide (Egitto).

Stando al racconto di Eusebio, «in patria si era segnalato per le funzioni pubbliche e i servigi resi ed era rinomato per le sue cognizioni filosofiche» e «anche a causa della sua versatilità nelle discipline profane, si era acquistato grande fama».

Arrestato e imprigionato intorno al 303 durante la grande persecuzione di Diocleziano scrisse dalla prigione, poco prima della morte, un'eloquente lettera ai fedeli della sua diocesi per descrivere le terribili torture inflitte ai martiri dal governatore, e la loro fermezza: «1 martiri che portavano in sé Cristo, sopportano tutte le pene, tutte le specie di tormenti escogitati contro di loro, e ciò non solamente una volta, ma spesso ripetutamente. E sebbene le guardie con parole minacciose di ogni genere, come pure con i fatti, tentassero a gara di incutere loro terrore, essi non si piegarono nella loro risoluzione, perché la perfetta carità espelle il timore».

Egli patì il martirio insieme a molti altri vescovi delle chiese d'Egitto: Eusebio menziona Esichio, Pacomio e Teodoro «e inoltre innumeri altri uomini illustri, di cui è celebrata la memoria dalle Chiese di quelle contrade». Si conservano frammenti degli Atti del martirio di Filea, redatti in lingua greca circa quindici anni dopo la morte. Essi riportano il dialogo finale tra il santo e il prefetto Culciano, che sembra fosse molto colpito dal rango e dalla ricchezza di Filea: «Hai sostanze tali da poter mantenere non solo te, ma quasi tutta la provincia», persino commosso per il fatto che la giovane moglie e i figli del santo erano presenti al processo. A ciò pare che Filea abbia risposto, al pari di Gesù quando gli dissero che sua madre e i suoi fratelli lo stavano cercando (cfr. Le 8, 19-21), che la sua famiglia era costituita dagli apostoli e dai martiri. All'esplicita domanda: «Cristo è Dio?», egli rispose che lo è e che non solo ha parlato di se stesso in questi termini, ma ha anche mostrato concretamente il potere di Dio: «Diede la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, risuscitò i morti, restituì la parola ai muti e guarì molte altre malattie [...] operò molti altri prodigi e miracoli». Il prefetto, che presumibilmente era a conoscenza della fama di Filea come filosofo, riferendosi a S. Paolo, chiese: «Vuoi forse dire che era più sapiente anche di Platone?». Filea rispose: «Era più saggio non solo di Platone, ma anche di tutti gli altri filosofi».

Suo fratello cercò di salvarlo dicendo al prefetto che «Filea chiede che sia ritirata la sentenza», ma questi negò fermamente, pregando Culciano di «non far caso al mio infelice fratello. Anzi ringrazio tanto il re e il giudice, perché mi hanno fatto coerede di Gesù Cristo». Condotto via, fu decapitato insieme (stando a un altro racconto, in latino) a un ufficiale romano, anch'egli cristiano, chiamato Filomoro, che testimoniando al processo, aveva provato a dissuadere il prefetto dal cercare di sovvertire la fede e la determinazione di Filea.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria d’Egitto, passione dei santi martiri Filea, vescovo, e Filorómo, tribuno militare, che, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, non persuasi da parenti e amici a salvarsi la vita, porgendo il collo alla decapitazione, guadagnarono entrambi la palma dal Signore.

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