Svolge la sua missione nella seconda metà dell'XI secolo a.C., durante il regno di Saul e i primi anni di quello di Davide. I diversi capitoli a lui dedicati presentano in ruoli diversi: capo militare, giudice, veggente, sacerdote, profeta. In seguito è considerato intercessore del popolo come Mosè, uomo di preghiera, come Aronne perfino Levita, pur prevalendo la natura di profeta. Le diverse tradizioni sono concordi nel presentarlo come un servitore disinteressato di Dio e del popolo.
Chiamato al ministero profetico
titolo Samuele l'infante autore Joshua Reynoldsanno 1776
Nato in un contesto di amore matrimoniale, eccezionale al punto da essere notato dalla Bibbia, da Elkana e Anna che lo ha richiesto incessantemente al Signore e al quale lo «cede» Samuele («nome di Dio») è assimilato a Gedeone attraverso il genere letterario dell'«annuncio», che verrà usato per l'Emmanuele, il Battista e Gesù.
La madre, liberata dalla sterilità, segnala la futura liberazione del popolo dai Filistei, in conformità alla sua preghiera: «Il Signore solleva dalla polvere il misero e innalza il povero dall'immondizia». Samuele diventa profeta con gradualità, dopo cicli di formazione come indicano le tre chiamate del racconto «pedagogico», segnando un passaggio nella concezione del profeta da uomo della visione a mediatore della Parola.
Samuele «non lasciò andare a vuoto una sola delle parole del Signore... e la parola di Samuele giunse a tutto Israele come parola del Signore». Egli trasmette ora un messaggio di giudizio contro la corrotta casa di Eli o verso Saul, ora è mediatore di una parola di luce, di esortazione, di liberazione. Samuele risulta inoltre coerente e disinteressato.
Dopo l'istituzione del re quale nuova guida si ritira umilmente e chiede il giudizio popolare in relazione alla trasparenza del suo operato. Diventa inflessibilmente la coscienza critica del re Saul che offre un sacrificio compiendo un atto di insubordinazione, accetta il pentimento sincero del popolo, non rifiuta la compagnia del gruppo estatico dei «profeti», senza lasciarsi coinvolgere nei loro gesti stravaganti.
Media il passaggio dalla giudicatura alla monarchia
«Giudice per tutto il tempo della sua vita», non è chiaro il ruolo avuto nell'istituzione della monarchia. Alcuni testi lo presentano decisamente contrario. Samuele giudica infatti un vero peccato la richiesta del popolo di avere un re, in quanto segno di un rifiuto della regalità divina, imitazione dell'idolatria degli altri popoli, rischio per la libertà e l'equa distribuzione dei beni che si sarebbero concentrati nel potere di uno solo.
Altri passi lo attestano favorevole, in quanto Samuele esegue un comando del Signore, ungendo Saul come «principe» e poi come «re» e ripetendo in seguito l'unzione per Davide. È probabile che Samuele abbia acconsentito e incoraggiato il graduale nascere della monarchia vedendo in essa il rimedio provvidenziale contro i Filistei, collaborando così al sorgere di quel messianismo regale, sottolineato da Isaia e dai salmi regali e pienamente realizzato in Cristo.
Samuele viene ricordato il 20 agosto nei martirologi occidentali e nei sinassari bizantini. L'iconografia riprende alcuni episodi della sua vita: la sua consacrazione al tempo di Silo, il sacrificio dell'agnello per salvare Israele contro i Filistei, l'unzione di Davide.
MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Samuele, profeta, che, chiamato da Dio fin da piccolo e divenuto poi giudice in Israele, unse, per ordine del Signore, Saul re sul suo popolo; e dopo che Dio ebbe ripudiato costui per la sua infedeltà, diede l’unzione regale anche a Davide, dalla cui stirpe sarebbe nato Cristo.
titolo L'unzione di Davide autore Paolo Veroneseanno 1555
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